sabato 14 novembre 2015

أنا سورية

Ieri sera ero con amici, avevo lavorato tutto il giorno, e loro pure, abbiamo bevuto due bicchieri, chiacchierato, riso.
Prima di andare a letto ho preso in mano il telefono per puntare la sveglia, domani si lavora di nuovo, è un giorno come gli altri qui per me, in Italia. Prendo il telefono e vedo che un social network mi informa del fatto che alcuni cari amici a Parigi stanno bene. Stanno bene? il mio cuore si ferma, penso ad un terremoto, vado subito a cercare informazioni. Attentati a parigi, più di 150 morti, è terrore, è guerra.
Attentato a Parigi, penso, e i miei occhi si chiudono.
Stamattina ho ripreso in mano il pc e sono andata leggere le notizie, mentre Sergio mi ricordava di come ci fà male quando questo è vicino a noi, magari in posti conosciuti, ma non proviamo tutto questo sconforto e dolore tutti gli altri giorni, quando il terrore, la guerra sono in posti nemmeno troppo lontani, quando il presidente francese, insieme a molti altri, fà i suoi porci comodi facendo i suoi soldoni in africa e si becca il contrattacco e poi si parla di sfiga umanitaria e attentato alla libertá. Attentato alla libertà di fare quello che vogliamo, noi, paesi del primo mondo, sulle teste ed i corpi di centinaia di vittime, ogni giorno, ma lontano da qui.
Triste pensare che questo terribile avvenimento non farà altro che alimentare l'odio e la voglia di chiudere tutte le frontiere, mentre qualcuno, più in alto di noi, con molti più soldi e più potere, ci tratta come pedine, ammazzano quelli che può, come può, e soffocando il cervello a quelli che non ha ancora ammazzato, mentre si strofina le mani, compiaciuto di fare un ottimo lavoro.
E' terribile, terribile ciò che è successo a Parigi, non ci sono parole per dare forma al dolore, lo stesso dolore che dovremmo sentire tutti, ogni giorno, mentre questi avvenimenti terribili continuano ad accadere in Afghanistan, in Iraq, in Siria.
Da ieri sera il mio cuore è spento, perchè je suis paris, si, ma
أنا سورية
 E sono anche tutti quei paesi di cui troppo spesso non mi informo, dove la gente continua ad essere uccisa, così ingiustamente e terribilmente, proprio come è successo questa volta qui, nel nostro bel primo mondo.